Dall'Accademia della Crusca: "La lingua ufficiale della Repubblica è l'italiano"
- articolo di Massimo Catalucci
Roma, 29 dicembre 2022 - In un mondo dove le varie etnie si vanno sempre più mescolando tra loro e dove la globalizzazione la fa da padrone, è evidente che anche le lingue straniere superino i loro confini territoriali per approdare in altre terre ma questo, come evidenziato dal Vice Presidente della Camera dei Deputati, Fabio Rampelli (FdI), non deve intaccare la lingua di un altro Paese per non essere motivo di incomprensioni, nel nostro caso specifico, da parte dei cittadini italiani, nella lettura di atti governativi, per cui questi ultimi dovrebbero rispettare, esclusivamente, la lingua italiana.
"La campagna di questi giorni - afferma Fabio Rampelli in un post sulla sua pagina Facebook - che vede il presidente dell’Accademia della Crusca, Marazzini, sostenere questa necessità e le parole del ministro per la Cultura, Sangiuliano, sono di conforto rispetto a una battaglia che, da minoritaria, sta diventando di pubblico dominio".
L'appunto del Vice Presidente della Camera dei Deputati, è motivato dal fatto che in uno Stato, non è detto che tutti i cittadini posseggano lo stesso grado di conoscenza delle lingue straniere e anche se l'inglese è, attualmente, (secondo quanto pubblicato da https://www.statista.com/), la lingua più parlata al mondo, tali termini non possono e non devono essere limitanti per i cittadini stessi, nella compresnione delle leggi e degli atti redatti dalle istituzioni governative.
"L'esigenza di costituzionalizzare la lingua italiana - prosegue Rampelli - è un argomento che nelle scorse legislature si era sviluppato attraverso presentazioni di proposte di legge costituzionali per modificare l’articolo 12 o in alternativa l’articolo 9 (c’è un confronto tra storici della lingua e costituzionalisti) e come emendamenti alle varie riforme costituzionali sulle quali il parlamento era impegnato. Purtroppo senza esito."
Così, mentre gli altri Stati europei, quali Francia, Spagna, Portogallo, Romania, menzionano, esplicitamente, nella loro Costituzione che la lingua ufficiale è rispettivamente, il francese; il castigliano, il portoghese, il romeno; in Italia questo atto formale non è esplicitato nella carta costituzionale. E' logico pensare che nel nostro Paese si parli, prevalentemente, italiano ma la nostra Costituzione non lo riporta in nessun articolo.
"Sarebbe sufficiente - dichiara il Presidente dell'Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, in un'intervista rilasciata a 'Il Messaggero' un paio di giorni fa - aggiungere sette parole in uno dei primi articoli della nostra Costituzione: 'La lingua ufficiale della Repubblica è l'italiano'."
"In questo senso va anche letto il mio personale impegno - puntualizza Fabio Rampelli - affinché la pubblica amministrazione, negli atti di competenza della Camera, scriva in lingua italiana. Desta una certa meraviglia (e anche irrisione da parte degli italiani che si vantano della loro anglofonia) ma scrivere e parlare in una lingua inglese o in un’altra lingua straniera significa anche impedire alle persone meno istruite l’accesso ai diritti. La lingua - conlcude Rampelli - oltre a essere Madre, è anche e soprattutto la porta della democrazia. Ed è per questa ragione che le leggi e gli atti ufficiali di ogni pubblica amministrazione devono essere scritti senza utilizzare forestierismi."
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