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OMICIDIO CHARLIE KIRK - LA VIOLENZA FISICA NON HA COLORI NÉ IDEOLOGIE CHE POSSONO GIUSTIFICARLA

  • Immagine del redattore: Massimo Catalucci
    Massimo Catalucci
  • 41 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min
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L’uccisione brutale di Charlie Kirk è solo l’ultimo episodio che ci costringe a guardarci allo specchio


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  • articolo di Massimo Catalucci


ROMA - Giovedì, 18 settembre 2025 - (NEWS & COMMUNITY - Look at the World - www.massimocatalucci.it ) - In uno Stato di diritto, ogni individuo — anche il più controverso, anche il più odiato — ha diritto a essere giudicato secondo la legge e non secondo la furia di una piazza, digitale o reale.


Questo è ciò che ci distingue dal caos, dalla barbarie, dalla tirannide delle emozioni.


Eppure, sempre più spesso, assistiamo a un inquietante cortocircuito etico: coloro che invocano la tolleranza e la non violenza, che si professano cristiani, non esitano a trasformarsi, quando le circostanze si prestano, nei primi a negare quei diritti che loro stessi affermano di voler difendere. È un paradosso che diventa tragedia quando si traduce in azioni, in carne e sangue, in vite spezzate.


L’uccisione brutale di Charlie Kirk è solo l’ultimo episodio che ci costringe a guardarci allo specchio.

A chiederci chi siamo diventati. Non si tratta qui di difendere le idee di Kirk — che si possono condividere, contrastare o perfino detestare — ma di ribadire un principio fondamentale: nessuna opinione, per quanto divisiva, può diventare un pretesto per la violenza fisica.


La tentazione, per alcuni, è quella di razionalizzare: “Beh, in fondo se l’è cercata... le sue idee erano troppo provocatorie e in qualche maniera istigavano gli animi….”


È un pensiero pericoloso, questo!!!


Perché semina il germe della giustificazione morale per ogni abuso.


È lo stesso tipo di ragionamento che, se applicato in altri contesti, sfocia in aberrazioni impensabili: “Se una donna veste in modo provocante, allora non dovrebbe stupirsi se...” - aggiungete voi il seguito…


No. Questo è il pensiero malato che la civiltà ha combattuto per secoli. Una provocazione non è una colpa. Un’idea forte non è una condanna a morte.


Charlie Kirk, nel bene o nel male, aveva scelto di esporsi, di partecipare al dibattito pubblico, come tanti altri.

Il fatto che il suo pensiero fosse divisivo non lo rendeva, automaticamente, un bersaglio legittimo. Il dialogo democratico si fonda sul diritto, e sulla necessità, di confrontarsi anche duramente. Ma la forza delle idee si deve scontrare con altre idee — mai con i pugni, mai con i proiettili.


Chi oggi, in modo più o meno velato, giustifica quanto accaduto perché "la vittima se l’è cercata", partecipa alla dissoluzione del principio democratico più sacro: la sacralità della vita umana, anche quando questa rappresenta un’opinione scomoda.


Viviamo in un tempo in cui la coerenza è merce rara. Troppo facile proclamarsi paladini della tolleranza e poi diventare intolleranti con chi la pensa diversamente. Troppo comodo difendere la libertà solo quando ci fa sentire protetti, e rinnegarla quando mette in discussione le nostre convinzioni.


La violenza non ha colore. Non ha giustificazioni. Non ha bandiere.

Se permettiamo che l’odio si travesta da giustizia, se accettiamo che la violenza possa essere uno strumento di risposta politica o ideologica, allora avremo perso tutto ciò che faticosamente abbiamo costruito.


La vera prova della democrazia non è difendere chi ci è vicino, ma chi ci è lontano. Non è tutelare le opinioni che condividiamo, ma quelle che ci disturbano.


Difendere il principio che nessuna provocazione giustifica un’aggressione, — né verbale, né fisica, è ciò che ci mantiene umani, prima ancora che democratici. Ed è per questo che, davanti a tragedie come quella di Charlie Kirk, non possiamo tacere, né voltare lo sguardo.


La vera civiltà si misura nel modo in cui trattiamo chi non ci somiglia. E la vera pace, quella che invochiamo, comincia proprio lì: dove scegliamo di non rispondere alla provocazione con la violenza, ma con la legge, con il pensiero e con il rispetto.

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