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BANCA D'ITALIA: "CON IL PAGAMENTO ELETTRONICO SI COMBATTE L'EVASIONE FISCALE". SICURI CHE SIA COSI'?

Avv. Franco Muratori, tributarista: "L'evasione è altrettanto possibile anche con un pagamento pos in quanto non esiste alcun automatismo tra pagamento pos e emissione dello scontrino fiscale, salvo rare eccezioni della grande distribuzione"



- articolo di Massimo Catalucci


Ardea, 12 dicembre 2022 - E' già da tempo motivo di discussioni parlamentari il contrasto all'evasione fiscale e a tal proposito, c'è una parte della politica che considera uno degli strumenti efficaci per frenare tale furto alla collettività, quello di adottare sistemi di pagamento digitali, tra tutti, quelli effettuati con i POS (acronimo dall'inglese, "Point Of Sale" - Punto Di Vendita) con carte di credito, prepagate e bancomat.


Ma siamo certi che questa strategia di "controllo" che si vuole "imporre", tra l'altro non rispettata in tutta Europa, sia un modo per frenare l'evasione fiscale in Italia e che, invece, non avvantaggi i poteri forti dell'economia e della finanza e contribuisca a far circolare il contante fuori dai nostri confini e comunque ad evadere il fisco?


Proviamo a dare delle risposte a questa domanda.


Partiamo da qui. La Banca d'Italia che si dice favorevole all'abbassamento del tetto dei pagamenti in contanti e all'utilizzo obbligatorio per gli esercenti di accettare quelli con il POS (ma anche bonifici bancari e simili) al contempo, è l'azienda che stampa moneta per immetterla nel mercato. Ora, partendo da questi primi due dati, possiamo già fare delle riflessioni e considerazioni ragionate, provando a porci degli ulteriori quesiti:


- La moneta messa in circolo nel nostro Paese e che può essere spesa anche all'estero, nel momento in cui la usiamo, è soggetta a commissioni bancarie per "transazioni" economico/finanziarie?


- "Imporre" un mezzo di pagamento cui viene applicata una commissione bancaria per la transazione effettuata, è conforme ai principi di libero mercato e di libertà sanciti dalla nostra costituzione?


Certamente, no!


Infatti, se paghiamo l'acquisto di un qualsiasi prodotto o servizio con delle banconote, poniamo ad esempio un pagamento con una banconota da 50 euro, a fronte di una spesa effettiva di 45 euro, l'esercente ci restituisce, semplicemente, il resto pari a 5 euro e al contempo non subisce nessuna commissione sull'importo da noi pagato.


Ma se per la stessa operazione di acquisto, effettuiamo un pagamento elettronico (bancomat) con POS, alle 45 euro di spesa, sull'estratto conto corrente bancario o postale, l'azienda si ritroverà un importo pari a qualche centesimo, fino a più di un euro (variabile da un'azienda di credito ad un'altra), nella colonna "addebiti", con la specifica: "commissione per transazione elettronica" (o voci similari).


E questo è il primo aspetto.


Il secondo è quello che lede il principio di libertà e di scelta nel mercato, da parte del cliente e dell'esercente, che verrebbero obbligati a regolare i loro rapporti di compravendita, esclusivamente, a mezzo pagamenti digitali.


A ciò, dobbiamo anche aggiungere che, se diventerà obbligatorio per un esercente accettare il pagamento digitale e un cliente si dovesse presentare in un bar tutte le mattine, o più volte al giorno per prendersi un caffè e dovesse pagare ogni volta la sua consumazione per mezzo del POS, dopo un po', è molto probabile che l'esercente decida di non servire più quel cliente perchè, per il commerciante, non ci sarebbero margini di guadagno a causa delle commissioni che paga su ogni singolo caffè. Oppure, ci potrebbe verificare che l'esercente applichi una maggiorazione del prezzo da pagare per un servizio o un prodotto al momento dei pagamenti con POS, al fine di dividersi la spesa con il suo cliente, delle commissioni che l'azienda di credito gli applica nelle transazioni con carte digitali.


In tutto questo, è evidente che le aziende intermediarie bancarie, più che essere attente ad una reale azione di controllo e contrasto all'evasione fiscale attraverso il pagamento elettronico, sembrerebbero interessate ad ingrassare le proprie casse, per effetto delle tante transazioni che riceverebbero come commissioni al momento dei pagamenti digitali se questi diventassare obbligatori.


Infatti, questa politica del contrasto all'evasione fiscale, che vuole passare attraverso l'obbligatorietà, da parte dell'esercente, di accettare i pagamenti con il POS per qualsiasi importo di spesa dei loro clienti, insieme all'abbassamento del tetto per il pagamento in contanti, per i motivi sinteticamente qui descritti, potrebbero avere un effetto controproducente per l'economia e per lo Stato, in termini di sviluppo delle attività economico produttive e in ragione del contrasto all'evasione fiscale, per cui molte aziende si potrebbero trovare presto in ulteriori difficoltà, come se non bastassero quelle che stanno incontrando già da tempo.


Non dimentichiamo, che abbiamo già trascorso circa tre anni di forti coercizioni governative per una dichiarata emergenza sanitaria che, a detta di molti medici, scienziati e politici, non allineati al "pensiero unico vaccinale", si sarebbe potuta evitare e che di fatto, ha steso centinaia di migliaia di attività economico produttive e liberi professionisti, che hanno dovuto chiudere i loro battenti. Un periodo piuttosto difficile, per non dire drammatico, che si sta prolungando per gli effetti di una guerra tra Russia ed Ucraina e per cui non si è fatto abbastanza, forse, per evitare che scoppiasse.


Quindi, continuare sulla linea delle restrizioni e negazioni delle libertà, paralizzerebbe il commercio e il libero scambio di prodotti e servizi, contravvenendo a quanto sancito dalla nostra costituzione ed oltre ad essere un oltraggio ai nostri padri costituenti, anzichè portare ad ottenere un maggior controllo sugli evasori fiscali, potrebbe innescare una maggiore evasione del fisco, perchè c'è da chiedersi: chi è stato costretto a chiudere la propria azienda, come e cosa farà per sbarcare il lunario a fine mese e mettere un piatto davanti la propria bocca e quella dei propri familiari?


Naturalmente, il problema di una eventuale paralisi del mercato economico produttivo, così come tocca le imprese è inevitabile che tocca anche le loro forze lavoro, ovvero, i dipendenti e tutto ciò che ruota intorno all'impresa stessa, quella filiera che completa il ciclo produttivo dalle materie prime fino ad arrivare al consumatore finale, per cui, se le imprese continueranno a chiudere, anche molti lavoratori resteranno a casa.


Inoltre, la soluzione di abbassare, notevolmente, l'utilizzo del contante nel nostro Paese, può avere anche una lettura discriminatoria.


Mi spiego, per chi risiede nelle zone del nord Italia, ovvero, ai confini con altre nazioni europee, tale decisione spingerebbe molti italiani a spendere i propri soldi, in contanti, al di là dei nostri confini e con un'uscita del contante fuori dall'Italia a beneficio di altri Paesi europei che per combattere l'evasione fiscale pensano ad altre strategie non quelle di porre un tetto all'utilizzo del contante.


Intanto, dopo che nel nostro Paese si è fatto tanto rumore contro la decisione del Governo Meloni di voler alzare il tetto del contante, prima a 10.000 e poi accordato per effetto delle proteste in parlamento a 5.000 euro, anche la UE si è resa conto che portare tale limite di spesa a 10.0000, è la cosa più sensata.


Tornando ai pagamenti digitali, è evidente che a guadagnarci sono le banche, per l'effetto di un aumento delle transazioni su pagamenti digitali "imposti" in Italia, così come ad avvantaggiarsi da tale manovra, saranno gli Stati a noi confinanti, per effetto di molti che valicheranno i confini per fare le proprie spese in contanti senza essere, tra l'altro, tracciati, fosse anche solo per fare qualche giorno di vacanza all'estero.


Potrebbe far sorridere qualcuno, questo ultimo aspetto della possibilità di una piccola, grande "emorragia" che si voglia definire, l'uscita di contanti dai nostri confini ma, in un Paese come il nostro, dove si parla tanto di non discriminare nessuno, nei fatti dovremmo chiederci se, realmente, la limitazione dell'uso del contante in Italia, stia penalizzando o meno una parte degli italiani e la nostra economia e se stia colpendo, concretamente, gli evasori, compresi coloro che fanno della criminalità organizzata il loro "modello insano" di vita.


A tal proposito, sull'argomento, è intervenuto anche l'Avv. Franco Muratori, esperto di diritto tributario - "Non si comprende come l'innalzamento del limite del contante possa favorire l'evasione o altre attività criminali. Chi evade lo fa perchè non registra il pagamento e può farlo anche con un limite del contante a 1 euro. Casomai - prosegue l'avvocato - con un limite alto potrà decidere di fatturare l'importo. Con un limite basso avrà solo due possibilità: procedere in nero o rinunciare alla vendita. Ritengo superfluo - aggiunge l'avvocato - commentare le attività criminali. Chi fosse ancora convinto che uno spacciatore possa essere influenzato nella sua attività dal limite ai pagamenti in contanti ha dei problemi seri. Ricordiamo - conclude Muratori - che l'evasione è altrettanto possibile anche con un pagamento pos in quanto non esiste alcun automatismo tra pagamento pos e emissione dello scontrino fiscale, salvo rare eccezioni della grande distribuzione".


Insomma, mentre lo Stato pensa che l'evasione fiscale si riesca a controllare attraverso la tracciabilità di un pagamento a fronte dell'acquisto di un prodotto e/o servizio, si perdono di vista altri aspetti che in qualche modo determinano l'evasione fiscale.


Proviamo a spiegarci meglio, prendiamo ad esempio il potere di acquisto delle famiglie italiane e delle imprese che, negli ultimi anni, è sceso sempre di più, e chiediamoci se è fantascienza pensare che, laddove il consumatore e l'esercente, in particolare per quelle piccole imprese, in accordo tra loro decidessero di procedere ad una compravendita di un bene (servizio o prodotto che sia) defalcato dell'imposta sul valore aggiunto (IVA), in qualche modo stiano cercando di evadere il fisco oppure di sopravvivere ad un sistema che non gli permette di mantenere gli standard che lo Stato stesso gli impone in fatto di pagamento di imposte e tasse?


Certo, eludere il fisco, per il commerciante e il consumatore sono reati ma se questi diventano un modo per aumentare il proprio potere si acquisto, da una parte non giustifiuca l'evasione fiscale ma è innegabile che motiva tale pratica che, diventa una conseguenza dello stato di cose che è stato creato nella nostra società, dove lo Stato non riesce a trovare equilibri tra ciò che chiede al contribuente e ciò che gli dovrebbe rendere, ovvero, garantirgli, soprattutto in termini di crescita del suo potere di acquisto (si vedano gli stipendi italiani che sono tra i più bassi d'Europa).

Questo per dire che, forse, l'evasione fiscale non può essere concentrata sull'obbligo dei pagamenti con mezzi e strumenti digitali ma, forse, si combatte in primis con l'abbassamento per le imprese del costo del lavoro e delle aliquote applicate a imposte e tasse, per cui ne conseguirebbe, maggior occupazione e buste paga più alte per i dipendenti delle imprese stesse. Inoltre, il pagamento delle tasse, dovrebbe essere commisurato ad una serie di servizi pubblici efficienti che lo Stato dovrebbe garantire ai cittadini ma che conosciamo bene, non è così, attualmente.


Ora, in un mercato libero, sappiamo che ciò che rende ricchezza ad un territorio è la circolazione nei suoi confini del denaro attraverso lo scambio continuo di prodotti e servizi a fronte del pagamento di un corrispettivo, per cui se ciò non venisse frenato da un sistema di controllo eccessivo delle spese individuali e di forte tassazione, così come un maggiore aumento del potere di acquisto delle famiglie, ne conseguirebbe, forse, una maggiore predisposizione da parte della maggioranza dei cittadini a non evadere le tasse.


Se il lavoro venisse pagato dignitosamente, se le aziende assumessero di più perchè il costo del lavoro venisse ragionevolmente detassato (minori tasse), se i servizi pubblici funzionassero a dovere e fossero efficienti come dovrebbero essere, forse la predisposizione nel pagare le imposte e tasse da parte dei contribuenti, sarebbe maggiore di adesso.


In tutto ciò, inoltre, è logico pensare che ci sarà sempre qualcuno che cercherà di evadere il fisco ma è probabile che riducendo il numero di evasori, sia più facile scovarli..


In sintesi, quanto sopra descritto fa emergere che il contrasto all'evasione fiscale è un problema culturale che coinvolge Stato e cittadini ma dove il primo deve essere in grado di porsi al fianco del Popolo senza vessarlo, favorendo il suo sviluppo nel rispetto dei principi di libertà sanciti dalla nostra Costituzione per poi, chiedergli i giusti tributi in ragione di quello che è in grado di offrirgli sotto forma di servizi pubblici.


L'Art. 53 della Costituzione Italiana, recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.


E' fuori di dubbio che, obbligare le imprese, già gravate da un peso fiscale molto alto, a sostenere le spese per le commissioni bancarie di transazioni di pagamento a mezzo carte digitali, non avvicina il contribuente alla Stato ma lo allontana.


Per cui, l'eccessiva richiesta di obblighi cui deve assolvere l'esercente, non può che generare una crescita dell'evasione fiscale, perché la sopravvivenza di molti cittadini e piccole e medie imprese, diventa per loro più importante delle tasse da pagare (ribadiamo che questa scelta non è legale, nè la vogliamo incentivare ma la leggiamo come possibile conseguenza della situazione socio/economica esistente).


In conclusione, pensare che un giorno si possa arrivare alla perfezione del pagamento delle imposte e delle tasse da parte di tutti, anche se sarebbe molto bello, sappiamo che è pura utopia, perchè ci sarà sempre, comunque, chi cercherà di evadere il fisco ma continuare a vessare la popolazione, non porterà, dic erto, ad abbassare la soglia degli evasori fiscali.


Il buono e il cattivo esisteranno sempre, come in ogni contesto e spetta allo Stato trovare le modalità che possano presupporre le condizioni di un equilibrio nel "dare" e "avere", tra chi amministra il Paese e il Popolo, nel rispetto dei diritti di libertà di ognuno e che non si fondi, come invece sta accadendo in questi ultimi anni, sui principi di negazione e coercizione, altrimenti i cittadini saranno obbligati a sopravvivere, invece di vivere.


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