
L'Italia politica si spacca sulla decisione del parlamento europeo di investire 800 miliardi di euro in armamenti

articolo di Massimo Catalucci
Roma, 13 marzo 2025 - (NEWS & COMMUNITY - Look at the World) - "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" - Questo è quanto si legge all'art. 11 della nostra Costituzione.
Partendo da tale assunto, ora dovremmo chiederci qual è la linea di confine tra "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli..." - e la seconda parte dell'art. 11 - "...e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Questo perché, al di là delle terminologie utilizzate dagli addetti ai lavori per descrivere l'attuale manovra europea di destinare fondi all'acquisto di armi (si vedano "riarmo" e "difesa"), nell'uno e nell'altro caso, sempre in rifermento ad un possibile "conflitto" si parlerebbe (altrimenti a cosa servono le armi?), anche se questo dovesse essere intrapreso a difesa di uno Stato nei confronti dell'aggressore.
Ma noi siamo contro i conflitti bellici ed anche l'Europa lo è, stando alle nostre rispettive carte: "Costituzionale" e dei "Diritti Fondamentali".
Programmare ed incentivare la produzione di armi in una logica comunitaria, induce a pensare di poter competere con altre realtà più potenti in fatto di armamenti e affermerebbe il principio espresso da un'antica locuzione latina: "Si vis pacem para bellum", che tradotto significa - "Se vuoi la pace, prepara la guerra"- per cui l'orientamento europeo, in contrapposizione a chi vorrebbe altro, appare proiettato al conflitto e non alla pace.
Certo, è anche difficile scegliere di non armarsi, in un contesto mondiale dove, in particolare le due super potenze, coadiuvate dai propri alleati, ci mostrano "ostentatamente" e quotidianamente, i loro arsenali. Ma forse, proprio in ragione di una capacità offensiva smisurata da parte di chi, in questo caso, "tira fuori il petto", altezzosamente, nei confronti del resto del mondo, l'Europa dovrebbe, invece di competere su un piano cui è perdente già dall'inizio, riportare la sua attenzione su ciò cui fonda i propri principi descritti nella Carta dei diritti fondamentali, ovvero: Dignità, Libertà, Uguaglianza, Solidarietà, Cittadinanza, Giustizia.
E tutto questo senza aggiungere ad essi competenze e ambizioni belliche comunitarie, distanti dalla sua natura.
L'europa da parte sua, dovrebbe adoperarsi di più per mediare insieme a tutti gli Stati membri che la compongono, in ragione di progetti individuali, Stato per Stato, ma condivisi e che rispettino gli accordi sottoscritti nella sua Carta dei diritti fondamentali, dedicandosi, altresì, alla sicurezza dei cittadini; alla libera circolazione degli stessi nel panorama europeo; allo sviluppo delle risorse ambientali, storico culturali, archeologiche; alla tutela delle tradizioni originarie in ambito agroalimentare dei luoghi facenti parte la comunità europea, nella loro autonomia e storicità; a tanti altri ambiti che permettono ad ogni Stato di evolversi in un contesto di pace e dove lo sviluppo economico europeo, è il risultato complessivo della capacità degli Stati membri di creare ricchezza per le rispettive proprie popolazioni e di conseguenza, per l'intera popolazione europea.
Ecco che, se le energie del parlamento europeo fossero centrate sullo sviluppo reale dei principi su cui esso si fonda, allora, l'aspirazione verso la realizzazione di una reale pace condivisa, potrebbe prendere corpo.
L'Europa, per quanto suddetto, dovrebbe abbandonare il progetto di competizione e corsa agli armamenti e perseguire la sua natura di promotrice della pace.
Dovrebbe abbandonare il principio di - "Se vuoi la pace, prepara la guerra" - ed intraprendere un percorso veramente pacifista, cui lo stesso Papa Paolo VI, all'alba del 1977, in una sua lettera, scritta per la "Celebrazione della X Giornata della Pace", ce ne indicò la direzione da seguire: “…per avere la Pace autentica e felice si debba: difendere la Vita, risanare la Vita, promuovere la Vita“.
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