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COSA SONO LE "REGOLE NON SCRITTE" NELLA POLITICA?

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    Massimo Catalucci
  • 44 minuti fa
  • Tempo di lettura: 8 min
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Politica - Tra norme giuridiche e consuetudini: quale ruolo determinante ha l'elettore?



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  • articolo di Massimo Catalucci


ARDEA - Domenica, 2 novembre 2025 - (NEWS & COMMUNITY - Look at the World - www.massimocatalucci.it) - In Italia, la sensazione diffusa è che il Paese sia in una campagna elettorale permanente. Ogni anno, per una ragione o per un’altra, i cittadini sono chiamati alle urne: scadenze naturali di legislature, sfiducie improvvise, dimissioni anticipate, crisi di governo. Ma anche quando i governi centrali e locali sono formalmente in carica, la dialettica politica non si ferma mai. È ciò che potremmo definire una “campagna elettorale informale”, una condizione di costante competizione politica che attraversa istituzioni, media e società civile.


Ardea non è fuori da queste dinamiche politiche e a circa un anno e mezzo dalla fine del mandato della Giunta guidata dal sindaco - Maurizio Cremonini – il clima politico si sta scaldando sempre più. I confronti pubblici tra consiglieri, gruppi e sostenitori di diverse correnti politiche si intensificano ogni giorno, sia nei consigli comunali, sia sulle piattaforme digitali, con toni intensi e aspri.


Le ragioni di un confronto politico che si esprime nello scontro


La politica dovrebbe essere il luogo del confronto e del dialogo costruttivo. Eppure, troppo spesso, ciò che si osserva è una trasformazione del dibattito in scontro, dove prevale la logica dell’accusa e della contrapposizione, piuttosto che quella della proposta e della mediazione.


Le "ragioni si trovano sempre nel mezzo", come recita un vecchio adagio che qui assume anche il senso di metafora. Ma evidentemente la saggezza popolare suggerita da questa massima non trova riscontro nella politica che, fa fatica a trovare gli equilibri necessari per abbandonare le divergenze che allontano le parti in causa dal centro, dal punto d'incontro dove il dialogo, seppur critico e basato su opinioni ed ideologie diverse, si dovrebbe incontrare nella sintesi di un progetto comune che è quello di gestire al meglio la cosa pubblica. E così, assistiamo quasi sempre ad uno "scontro dai toni accusatori", che non favorisce di certo lo sviluppo di una cultura del fare politica basata sull'incontro, per cui se da una parte c’è chi accusa la maggioranza di non amministrare a dovere l'ente pubblico e fare propaganda, dall'altra c’è chi sostiene che le accuse siano infondate e le rispedisce al mittente con altre accuse.


E' probabilmente, frutto di un diktat politico imposto da ambo le parti e/o generatosi lentamente nel tempo negli ambienti politici e diventato un modo di fare, una routine, una consuetudine, dove le ragioni devono essere, necessariamente, portate dalla propria parte ad ogni costo.


E in questi confronti dialogici dai toni accusatori, cui noi cittadini assistiamo in quasi ogni contesto in cui si fa politica nella nostra Nazione, si fa difficoltà ad immaginare che nelle camere di consiglio si voglia trovare una sintesi per governare al meglio la cosa pubblica, mentre è più facile pensare che tali dinamiche siano solo protese a "negoziare" le proprie ragioni e non a "mediarle" con quelle dell'altro nel rispetto delle proprie opinioni e ideologie e soprattutto, per il bene collettivo.

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TERMINE

SIGNIFICATO

DINAMICA

Negoziare

Cercare di portare le ragioni dalla propria parte, ottenendo il massimo vantaggio possibile

“Io vinco, tu perdi”

Mediare

Cercare una soluzione equa e vantaggiosa per entrambe le parti

“Io vinco, tu vinci... e la collettività vince”

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Oggi la politica sembra dominata dalla prima logica — quella della negoziazione intesa come scambio e vantaggio personale e/o di gruppo — a scapito della mediazione, che dovrebbe invece rappresentare il cuore del buon governo.


E in un "clima divisivo", ad Ardea ci si avvia verso la prossima meta delle elezioni amministrative che, salvo colpi di coda dei rappresentati dei cittadini in consiglio comunale, dovrebbero tenersi nella primavera/estate del 2027.


Ma al di là dei dibattiti pubblici a distanza attuati dagli attori politici attraverso il mondo virtuale di internet e dei social, a suon di post e comunicati stampa e altresì, in presenza fisica in consiglio comunale, sono le “regole del gioco” della politica su cui noi cittadini dovremmo riflettere e domandarci se queste garantiscono la stabilità di un'amministrazione pubblica e della politica con tutti i suoi effettivi; oppure, se la mantengono sempre in bilico, ma con "scappatoie" che permettono, individualmente, a chi è stato eletto, di trovare sempre una sistemazione in una camera di consiglio, semplicemente, cambiando poltrona e posto in aula, trasgredendo, altresì, le regole stesse del "gioco".


"Regole scritte" e "non scritte": tra norme giuridiche e consuetudini politiche


La differenza tra una "regola scritta" e una "non scritta" è sostanziale. Le prime sono leggi che hanno valore formale, di obbligatorietà; mentre le seconde sono delle consuetudini, che si basano su regole non formalizzate, ma che hanno, comunque, il loro valore in politica (da sempre si fa così, per cui si continua a fare così).


Ecco che, laddove le "regole scritte" vincolano chicchessia ad osservarle, pena una sanzione formale a chi dovesse infrangerle, le "regole non scritte", che derivano dalla tradizione e dal comportamento condiviso, se infrante comportano sanzioni sociali e morali. Ora, tralasciando le sanzioni formali che, come recita la legge "sono uguali per tutti" e rispondono a codici civili e penali, per cui hanno valore giuridico, soffermiamoci ad osservare le conseguenze negative che possono colpire chi infrange le "regole non scritte" e che sono da ricercare:


  • sul piano sociale, rimanendo in tema di elezioni, potrebbe venir meno, successivamente, il consenso elettorale che ha permesso ad un candidato di essere eletto con un determinato gruppo politico in una camera di consiglio;

  • sul piano morale, ovvero, strettamente intimo e personale, gli aspetti negativi potrebbero coinvolgere con sensi di colpa e/o rimorsi il candidato eletto che sente di aver infranto tali convenzioni.


Certo è, che se ci fosse sul piano morale un senso di inadeguatezza da parte dell'eletto per la trasgressione da lui esercitata, in pochi si ripresenterebbero alle elezioni successive. Ma sappiamo che, in generale, così non è, e che difficilmente si vedrà qualcuno tra gli eletti battersi il petto per aver "trasgredito" tali "regole informali" e lasciare il passo a qualcun altro nelle camere di consiglio.


E qui i la riflessione si estende ulteriormente...


Quale relazione c'è tra le "regole non scritte" e gli "elettori"?

Il tema si fa ancora più interessante quando entra in gioco il rapporto tra queste consuetudini e i cittadini.


E se è vero che, come abbiamo appurato, esiste la consuetudine in politica delle "regole non scritte", è anche vero che i cittadini hanno i loro diritti e responsabilità nel conoscere, valutare e giudicare se tali "regole informali" (laddove dovessero esserne a conoscenza) sono, in primo luogo equilibrate e in secondo luogo, se rispettano il volere degli stessi elettori che hanno votato i propri rappresentati alla guida della Nazione, di una Regione o di un Comune.


Ad esempio, in questi giorni ad Ardea a tenere banco è il dibattito tra le forze politiche in consiglio comunale che focalizzano la discussione, esattamente, sulla trasgressione delle "regole non scritte" [fonte il Pontino; fonte Meridiananotizie], per cui c'è chi dice all'altro di non aver mantenuto gli accordi pre-elettorali intrapresi (parliamo di gruppi politici in partenza in coalizione tra loro) e c'è chi ricorda alla controparte, che un consigliere può migrare da un partito della maggioranza in uno di opposizione (minoranza politica consiliare) e viceversa, ma non può farlo da un partito ad un altro nella stesa coalizione di maggioranza.


Il nodo della questione è proprio qui e al di là dei diktat politici, la riflessione va ora posta ai cittadini: queste regole non scritte appena citate, così come sono state narrate nei post e comunicati stampa dagli attori della politica locale ed altri, piacciono agli elettori? Questo "modus operandi" della politica, garantisce stabilità o crea, costantemente, "vibrazioni anomale" che fanno vacillare un'amministrazione comunale (magari tenuta in piedi fino a fine mandato, ma con difficoltà nella gestione amministrativa), al di là della sua composizione politica e di qualsiasi estrazione ideologica?


Una possibile soluzione potrebbe essere quella di concentrare le regole non scritte in un concordato etico-politico, da rendere pubblico prima delle elezioni, attraverso un comunicato stampa congiunto e condiviso dalle forze politiche tutte che sono in corsa per un posto in consiglio comunale.


Un concordato che si fondi sul principio del vincolo, per il consigliere eletto, di non poter migrare da una poltrona ad un'altra nel corso della legislatura, qualsiasi sia il gruppo di partenza e quello di approdo.


In questo modo si limiterebbero, probabilmente, anche eventuali "spasmi individuali e/o di gruppo" che potrebbero minare, sempre nel corso della stessa legislatura, la stabilità del governo locale in carica, e tutto questo a vantaggio della collettività.


La proposta del "vincolo di non migrazione" esteso a tutti i gruppi politici, va vista non come una limitazione, ma come una maggiore libertà di azione del consiglio comunale, che si sentirebbero slegato da eventuali dinamiche politiche costruite per destabilizzare la gestione di chi in quel momento amministra la cosa pubblica.


Tale "concordato etico-politico", renderebbe più difficile per un consigliere, non certamente impossibile per lui, ma questo sarebbe un suo problema personale morale con cui sarebbe chiamato a confrontarsi, la scelta di spostarsi da una poltrona ad un'altra, ma permetterebbe, al contempo, ai cittadini di valutare se la scelta da loro fatta in ragione di un candidato piuttosto che di un altro, di una lista politica piuttosto che di un'altra, si sia rivelata quella più giusta.


Restituire voce ai cittadini: dalla politica opaca alla politica partecipata


La partecipazione dei cittadini non dovrebbe esaurirsi nel voto, ma essa dovrebbe estendersi anche il diritto di conoscere come vengono gestite le dinamiche politiche, formali e informali.


La trasparenza nella stesura e nell'applicazione delle “regole non scritte” rappresenterebbe un passo avanti verso una democrazia più matura, in cui il rapporto tra elettori ed eletti si fonda non solo sulla legge, ma anche sulla fiducia e sulla coerenza etica.


L'approccio coinvolgente dei cittadini nelle dinamiche della politica, non risolverebbe di certo tutti i problemi che un'amministrazione comunale incontra nel corso del suo mandato, ma la trasparenza osservata nella stesura e gestione delle "regole non scritte" e rese pubbliche, così come ipotizzato, premierebbe sicuramente gli elettori, a cui si riconoscerebbe un valore aggiunto a quanto già sancito dalla nostra Costituzione, riguardo la "sovranità popolare" e il "diritto di essere informati e ricevere informazioni" su fatti che li riguardano, anche se di natura informale, ma sempre parti integranti di un sistema politico che dovrebbe tenere conto del parere dei cittadini. Cosa che, ad oggi, non viene presa in considerazione nei termini suddetti, per cui le "regole informali", seguono iter diversi, magari anche scritti, ma poi, quasi mai osservati dai diretti interessati, mentre i cittadini rimangono ai margini di tali scelte e fuori dalle dinamiche e dai contesti politici in generale che, comunque, laddove anche di natura informale, smuovono gli equilibri nel panorama politico.


In conclusione, le “regole non scritte” sono la trama invisibile che tiene insieme la vita politica. Non hanno la forza di una legge, ma possono avere un peso determinante nel plasmare la cultura istituzionale e la fiducia dei cittadini.

 

La vera sfida, oggi, è recuperare il valore della coerenza, della congruenza e della responsabilità, nella rappresentanza politica.


Solo attraverso un patto chiaro, trasparente e condivisotra partiti, istituzioni e cittadini — sarà possibile trasformare le consuetudini in strumenti di equilibrio e stabilità, e non più in zone d’ombra dove tutto è permesso.

 

La politica, in fondo, dovrebbe tornare a essere ciò che la sua etimologia suggerisce: cura della “polis”, la casa comune di tutti.


Sarebbe interessante aprire un dibattito con i cittadini sulle tematiche qui trattate, riguardanti il rapporto che vige tra le regole non scritte e il ruolo partecipativo che potrebbero avere gli elettori nella stesura e gestione delle stesse.


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