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MERITO E LAVORO: LA DISCONNESSIONE TRA DICHIARAZIONI POLITICHE E REALTA' QUOTIDIANE

  • Immagine del redattore: Massimo Catalucci
    Massimo Catalucci
  • 20 lug
  • Tempo di lettura: 6 min
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Nonostante alcuni miglioramenti nell'ultimo biennio, persistono problemi significativi, la difficoltà per gli over 50 di trovare lavoro qualificato


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  • articolo di Massimo Catalucci


ROMA - Domenica, 20 luglio 2025 - (NEWS & COMMUNITY - Look at the world - www.massimocatalucci.it ) - In Italia, il concetto di merito è spesso al centro dei discorsi politici e delle dichiarazioni ufficiali, ma raramente si traduce in realtà quando si parla di accesso al mondo del lavoro, soprattutto per chi ha superato i 50 anni.


L'idea che un lavoratore debba essere valutato sulla base delle proprie competenze, esperienze e titoli di studio è, infatti, un principio condiviso da tutti, ma la sua applicazione pratica è tutt'altro che scontata.


Anzi, per molte persone "mature" in cerca di occupazione, il merito, nel contesto pubblico e privato, diventa un concetto distante, sostituito dalla necessità di avere una "spinta" esterna, cioè una "raccomandazione" (non intesa necessariamente in senso negativo, ma come referenza di un conoscente, amico, che sponsorizza la candidatura sulla base del reale valore), per poter sperare in un'opportunità lavorativa adeguata alle loro conoscenze, competenze, titoli di studio, formazione continua, abilità ed esperienze professionali.


Una Sintesi sul Mercato del lavoro


I principali dati statistici sul mercato del lavoro in Italia negli ultimi cinque anni, suddivisi per età, sesso, competenze e titoli di studio, provenienti, principalmente, da fonti come l'ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) e l'OCSE, in considerazione anche della triste vicenda legata alla pandemia da Covid-19 e al cambiamento tecnologico che hanno condizionato di molto il mondo del lavoro, ci dicono che il tasso di occupazione per i lavoratori di età compresa tra i 15 e i 64 anni, nel 2023 è salita al 59,6%, segnando un miglioramento rispetto al 58,4% del 2019. E anche gli ultimi dati annuali danno una crescita.


Ma nonostante questo miglioramento occupazionale nelle varie fasce di età, inclusa quella degli over 50, quest'ultima è ancora svantaggiata, soprattutto per quanto riguarda la disoccupazione a lungo termine. Molti sono costretti ad accettare lavori precari o a bassa qualificazione.


Mentre questo aspetto può essere accolto favorevolmente da un giovane che sta costruendo la propria vita e può essere utile per fare esperienze, passare da un lavoro ad un altro, in un adulto oltre i 50 anni, diventa condizione depressiva, deludente e scoraggiante. Ripiegare su lavori distanti dalle sue acquisite conoscenze e competenze, oltre eventuali titoli accademici di base di cui potrebbe essere in possesso, il potenziale lavoratore over 50, in una fase della vita in cui dovrebbe avere delle certezze nel campo lavorativo, queste gli vengono disilluse da un sistema che non lo tutela di certo.


Il Merito Sostenuto dalla Politica


La politica da parte sua, a livello nazionale e locale, ha più volte sottolineato l'importanza del merito come criterio per l'accesso al mondo del lavoro, per la promozione dei dipendenti, e per la gestione delle risorse umane nel pubblico e nel privato. Le parole sono chiare: i lavoratori devono essere giudicati in base alla loro preparazione, alle conoscenze e competenze che hanno acquisito nel tempo, al valore che possono apportare all'organizzazione. Ma la realtà dei fatti spesso racconta un’altra storia.


La Difficoltà per gli Over 50


Se per i giovani, nonostante le difficoltà intrinseche legate alla mancanza di esperienza lavorativa, ci sono ancora possibilità di inserimento o di crescita professionale, per chi ha superato i 50 anni, il discorso cambia radicalmente. La discriminazione legata all'età è una piaga invisibile, ma ben radicata, che colpisce molti lavoratori che, pur avendo accumulato anni di esperienza e competenze, si trovano ad affrontare un mercato del lavoro che sembra dare più valore alla giovinezza che all'esperienza.


Il rischio è che queste persone si vedano escluse da opportunità lavorative semplicemente per la loro età (lavoratori superati), senza che venga dato il giusto peso alle conoscenze, competenze, abilità ed esperienza sul campo, acquisite e spesso più affinate di quelle dei giovani, anche per il semplice fatto che hanno affrontato sfide più dure in un contesto lavorativo diverso. In questo scenario, le parole sulla valorizzazione del merito rischiano di suonare come vuote dichiarazioni politiche.


La "Raccomandazione" come Chiave di Accesso


In molti casi, per un over 50, l'unica via per accedere a un posto di lavoro che valorizzi davvero le proprie conoscenze e competenze sembra essere la raccomandazione, la sponsorizzazione di un conoscente, un amico. La cosiddetta “politica del favore” diventa un passaggio obbligato. La condizione di chi cerca lavoro a questa età è spesso una ricerca vana, dove il merito e le capacità vengono messi in secondo piano rispetto a chi ha le giuste conoscenze, a chi sa di potersi rivolgere a chi può “spingere” la sua candidatura.


In un mercato del lavoro dove la meritocrazia sembra essere una mera utopia, il ricorso alla raccomandazione è visto come l'unico strumento efficace per superare le barriere invisibili che, di fatto, escludono una fascia importante di lavoratori. Eppure, questo sistema non solo mina la giustizia sociale e l'equità, ma anche la stessa efficienza del mercato del lavoro, perché non premia chi ha veramente il valore per ricoprire un determinato ruolo.


Il Merito Riconosciuto negli Over 50: Un Diritto Negato?


Quando si parla di merito, un aspetto fondamentale è il riconoscimento delle esperienze di vita e lavorative accumulate nel corso degli anni. Un lavoratore over 50 che ha trascorso decenni a perfezionare le proprie capacità professionali, a formarsi e a sviluppare un know-how specifico, ha diritto di essere valutato in base a queste competenze. Eppure, nella maggior parte dei casi, questo non avviene, poiché il sistema selettivo preferisce la giovinezza e la flessibilità di chi è appena entrato nel mercato del lavoro. Oppure, cosa ancor più deprimente, il sistema, premia chi si accomoda a colui/colei che gli offre un lavoro in cambio di una "riverenza", quotidiana che fa della persona assunta, un lavoratore vincolato e non libero..


Le conoscenze, competenze, abilità (skills), non sono solo una questione di titoli di studio o corsi frequentati, ma si manifestano in esperienze concrete, in problem-solving quotidiani, in saperi trasmessi e consolidati nel tempo. Questi, purtroppo, vengono troppo spesso ignorati a favore di criteri che non rispondono al principio di meritocrazia.


Inoltre, la disuguaglianza tra generazioni rischia di trasformarsi in un ulteriore danno per la società, poiché non solo vengono esclusi individui qualificati e motivati, ma si crea anche una frattura intergenerazionale che compromette la trasmissione del sapere e l’innovazione continua all’interno delle aziende.


Lavori di Ripiego: Una Soluzione Temporanea Non Dignitosa che Penalizza gli Over 50


Non è raro che chi si trova in questa situazione si veda costretto ad accettare lavori di ripiego, come quello del corriere, cameriere, manovale, operaio, solo per citarne alcuni. Lavori rispettabili, certo, ma che non rispecchiano, né le capacità, né le aspettative di chi ha investito anni e risorse nella propria formazione personale e professionale. Si tratta di lavori che, pur essendo onesti e nobili (ogni lavoro onesto lo è), non valorizzano il merito acquisito nel corso degli anni e non riconoscono la dignità e l'identità lavorativa e professionale di chi ha contribuito in modo sostanziale alla crescita di un paese o di una comunità.


Concludendo: Un Lavoro Meritocratico per Tutti


Il mercato del lavoro italiano presenta forti disuguaglianze per età, sesso, competenze e titoli di studio. Nonostante alcuni miglioramenti, persistono problemi significativi, come il gap di genere e la difficoltà per gli over 50 di trovare lavoro qualificato. La meritocrazia rimane un principio più dichiarato che praticato, e la ricerca di lavoro per competenze e titoli spesso si scontra con la realtà di un mercato che premia, a volte, il favore o le raccomandazioni. Il sistema educativo e formativo sta cercando di rispondere alle nuove esigenze del mercato, ma l'Italia deve ancora fare molti passi in avanti per ridurre le disuguaglianze e per valorizzare il vero merito.


Se la politica vuole davvero fare del merito uno degli assi portanti della società, forse, deve partire dal riconoscere che ogni lavoratore, indipendentemente dall'età, ha diritto a un trattamento equo, a una valorizzazione delle proprie conoscenze, competenze e ad opportunità professionali che rispecchino il valore e la dignità del lavoro svolto. La vera sfida per il nostro paese non è tanto proclamare a parole la meritocrazia, ma costruire un sistema che permetta a tutti, giovani e meno giovani, di accedere a un posto di lavoro non per il favore di qualcuno, ma per il valore che sono in grado di esprimere. Solo in questo modo il concetto di merito potrà finalmente diventare una realtà e non una promessa non mantenuta.


La dignità e l'identità lavorativa sono condizioni determinanti per la qualità di vita di una persona, in un contesto di titoli di studio, conoscenze e competenze acquisiti e, al di là del suo status sociale, della sua età e del genere, la politica deve farsi carico di tutelare, concretamente, tali condizioni, garantendone e soprattutto applicandone nella nostra società, quotidianamente, i principi su menzionati.



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