LA POLITICA E' UNA COSA SERIA...MA NON TUTTI LA ONORANO
- Massimo Catalucci
- 7 apr
- Tempo di lettura: 5 min

Lo sport più in voga in Italia non è il calcio, ma quello del "cambia casacca" poco dopo essere stati eletti

articolo di Massimo Catalucci
Roma, lunedì - 7 aprile 2025 - (NEWS & COMMUNITY - Look at the World - www.massimocatalucci.it) - Assistiamo da decenni in Italia ad una pratica che è molto diffusa, tra le fila dei partiti, movimenti e liste civiche che concorrono, di volta in volta, alle elezioni nazionali (parlamento) e locali (regioni e comuni), quella del "cambio di casacca" nel corso della legislatura nella quale si è stati eletti.
Le motivazioni con le quali i diretti interessati cercano di giustificare le loro "scelte alternative", rispetto alle posizioni politiche che hanno, precedentemente, ottenuto grazie a chi gli ha dato il diritto di sedersi nelle camere del parlamento nazionale o in quelle dei consigli locali, di fatto, non rispettano l'elettorato che li ha votati, anzi, sa un po' troppo di presa in giro verso chi, con un segno su un foglio gli ha aperto le porte del governo centrale o locale e gli ha affidato la gestione del bene pubblico.
Proviamo a riflettere su questo.
Se ti candidi sotto un determinato simbolo si presume che, in primo luogo, tu abbia letto bene gli scopi statutari che quello stesso movimento politico si prefigge di perseguire e a cui si ispira; in secondo luogo, presume che tu stesso diventi esempio vivente e persegua quei principi in cui ti sei riconosciuto, affinché tu possa essere di ispirazione per gli altri. Ma soprattutto, se ti candidi sotto un determinato simbolo, non puoi eludere il tuo elettorato dopo essere stato da lui sostenuto, tentando di motivare la tua decisione "alternativa", presa nello stesso periodo del tuo mandato elettorale, con il passaggio ad altro gruppo politico strutturato con una sua identità precisa che conoscevi anche prima, o addirittura in quello misto, che sa di "parcheggio", di una "sosta temporanea" dove si resta in attesa di nuove proposte.
E la giustificazione che di solito dobbiamo ascoltare, di chi fa il "grande salto" (ironizziamo che è meglio), risponde sempre a qualcosa di simile: "sono uscito dal gruppo e/o dalla coalizione in cui mi trovavo, per divergenze intestine e mancanza di punti di incontro".
Frasi di questo tipo, che leggiamo spesso, purtroppo, lasciano il tempo che trovano e non rafforzano, di sicuro, il rapporto con quell'elettorato che ti ha dato la possibilità di sedere in un consiglio nazionale o locale. Al contempo, non concorrono a creare nella società quella cultura politica che si dovrebbe basare sull'integrità etica e morale della persona che decide di candidarsi per amministrare il bene pubblico.
C'è chi dichiara, addirittura, di lasciare definitivamente la politica se il risultato che si attende non dovesse essere quello per cui si è esposto, ma poi, pur non raccogliendo ciò che sperava, facendo finta di niente, continua beato e pacioso il suo lavoro nelle camere di Governo Nazionali o Locali. Questa è un'altra grave anomalia che, chi la pratica, vuole far passare come normalità, consuetudine, ma che invece fa aumentare nell'elettore la voglia di astenersi dal tornare a votare alle successive mandate elettorali.
Ecco che l'aumento dell'astensionismo da parte degli aventi diritto di voto, per le succitate anomali del fare politica di alcuni, evidentemente troppi, è diventata nei decenni che si sono susseguiti dal dopoguerra ad oggi, una costante negativa, una logica conseguenza di un'azione politica "precaria", dove la dignità e l'identità, l'etica e la morale, esercitate da certi personaggi, non hanno più alcun valore.
Mantenere la parola data all'elettore in sede di campagna elettorale, impone una grande responsabilità al candidato politico una volta eletto, per cui dovrebbe mantenere fede a ciò che ha promesso, a quel contratto morale sottoscritto con il suo elettorato, qualsiasi sia lo scudo di partito o movimento sotto cui si è presentato, che sia all'opposizione o nella maggioranza di governo, altrimenti, se le cose non dovessero andare, dovrebbe essere in grado di tornare a casa e riprovarci, se lo desidera, in un'altra mandata elettore, con idee più chiare verso se stesso, magari anche con un partito politico diverso da quello con cui si era presentato precedentemente. Ma è evidente che la poltrona, una volta ottenuta, per alcuni interessa di più della propria dignità, identità, etica e morale personali e soprattutto, del rispetto che si deve verso gli elettori, quindi, si cambia casacca e si rimane dentro.
La politica è una cosa seria è ha bisogno di persone serie, ma sembra che tutto invece funzioni al contrario.
Il coraggio politico sta anche nel saper lasciare il passo ad altri, se nascono divergenze intestine al gruppo dove si è stati eletti, anche perché si rischia, come spesso già accaduto, di approdare in altri "lidi" (partiti, movimenti, liste civiche) che sono in antitesi con quegli "ideali" e "scopi" statutari da cui si era partiti in campagna elettorale e attraverso i quali, si era arrivati nelle camere di governo, nazionale o locale, grazie alle preferenze ricevute.
E queste "scelte alternative", non possono di certo dare stabilità politica, bensì, creano nella società, disorientamento e sfiducia verso le istituzioni.
In aggiunta, "cambiare casacca", pur motivando e giustificando la "scelta alternativa" con tutte le buone intenzioni del caso che il politico "x" cerca di fornire pubblicamente alla collettività, contravviene, comunque, a quel "contratto morale" sottoscritto con il proprio elettore a cui ha spiegato, in sede di candidatura nel periodo di campagna elettorale, il programma politico che avrebbe portato avanti nel corso del suo manato elettorale in cui è stato chiamato a ricoprire un ruolo di consigliere, deputato o senatore.
La pratica delle "scelte alternative" politiche dopo che si è stati eletti appare, quindi, qualcosa che non va, di certo, a vantaggio dell'elettore che ha votato quel candidato, ancora di più, se si passa da un partito ad un altro che ha visioni completamente opposte a quelle del gruppo di provenienza. In effetti, in quest'ultimo caso diventa impensabile immaginare che, lo stesso personaggio possa ora continuare a rispondere agli stessi ideali e allo stesso programma politico da lui sottoscritto in sede di campagna elettorale, dal momento che è passato in un altro gruppo, al lato opposto dello schieramento politico, rispetto a dove si trovava prima!!!
La politica è una cosa seria, ma sembra che di serio sia rimasto poco e il segnale negativo lo leggiamo ad ogni tornata elettorale, dove sempre più persone si astengono dal diritto/dovere di votare. E questo dato è allarmante, perché mentre ci dice che si riduce sempre più il numero di persone aventi diritto di voto che si confrontano alle urne, al contempo, spiana la strada a coloro che hanno la capacità di aggregare quel poco che basta per avere il maggior numero di voti e vincere la partita elettorale, non importa come e con chi, poi, una volta entrati una sistemazione si trova sempre...
Dati statistici ci dicono che, dal 1948 al 2022 (votazioni per l'elezione del parlamento), si è passati da una presenza alle urne degli aventi diritto di voto, da circa il 93% a circa il 64% - (fonte: Elaborazione Openpolis su dati del Ministero dell'Interno - 30 settembre 2022) - Come direbbero Benigni e il compianto Troisi, forse, "non ci resta che piangere".

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