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  • Immagine del redattoreMassimo Catalucci

ARDEA COME LA TERRA DEI FUOCHI: DILAGANO CRIMINALITA’ E INQUINAMENTO AMBIENTALE

Aggiornamento: 28 gen

La troupe televisiva di Rete 4 minacciata da un uomo al volante di un furgone: "Se non tornate indietro è peggio per voi...non è una minaccia, è un avvertimento"



  • articolo di Massimo Catalucci


(NEWS & COMMUNITY - Look at the World) Ardea, 24 gennaio 2024 - Il clima di tensione misto a paura e rabbia che i cittadini perbene vivono ad Ardea, si fa sempre più insistente, per effetto di un dilagare della criminalità e dell’inquinamento ambientale che stanno determinando, geograficamente, delle “zone franche” nel Comune di Ardea, sempre più in mano a chi delinque.


La dimostrazione palese che alcuni territori del Comune sono ormai aree ad esclusivo controllo di alcune “famiglie”; la consapevolezza che tale problema sociale non è nato oggi ma è frutto di decenni in cui lo Stato non ha mai fatto sentire la propria presenza, né ha mai dato il suo contributo per arginare lo sviluppo di tale criminalità, ci vengono dall’ultimo servizio giornalistico passato ieri sui canali di Mediaset, attraverso la trasmissione televisiva “Fuori dal Coro”, del giornalista Mario Giordano.


In un sopralluogo della troupe televisiva di Rete 4 in uno dei territori occupati abusivamente da persone di cui forse non si conoscono neanche le identità, è avvenuto che, i giornalisti, mentre erano in procinto di filmare lo stato dei luoghi per fare il loro video reportage, sono stati invitati, con un fare minaccioso da un autista di un furgone che passava di là, ad allontanarsi: "Dove state andando?" - chiede l'uomo al volante del suo mezzo giornalisti che rispondono: "Stiamo andando alla discarica là in fondo" -“Non c'è discarica, tornate indietro" - ribadisce l'uomo sul furgone mentre la giornalista, di rimando gli chiede: "Perché?" - "Perché lo dico io, tornate indietro" - ribadisce ancora l'uomo dal finestrino del suo furgone - "Ma lei chi é, scusi?" - domanda a questo punto la giornalista - "Ma a lei che interessa chi sono io? Torna indietro. Ci sono persone che non possono essere disturbate. Avete capito? Se tornate indietro è meglio per voi" - insiste l'uomo che poi conclude dicendo: "Se non tornate indietro è peggio per voi, non è una minaccia, è un avvertimento”. (Clicca qui per vedere il video reportage di "Fuori dal Coro")


Espressioni verbali, queste, che risuonano come “avvertimenti", per usare il termine ribadito dall'uomo ma che non possono non far pensare a dei "modus operandi" di un fare mafioso, propri di una comunità, quella che si è insediata ormai da anni nel territorio rutulo, che di certo non tende a valorizzare il territorio ma tende a deturparlo, appropriandosene abusivamente e ricorrendo, appunto, ad “avvertimenti” che celano, neanche troppo, vere e proprie minacce intimidatorie, verso chi tenta di accedere in alcune di quelle  “zone franche”, in cui possono entrare solo coloro che le gestiscono, seppur abusivamente e fuori da ogni buona regola dettata dal senso civico e dalle leggi del nostro Stato.


Il Sindaco della città, Maurizio Cremonini, intervistato dalla giornalista di Mediaset, ha manifestato l’impotenza della sua amministrazione, davanti al dilagare della criminalità, ad ogni tipo di abusivismo e del fatto che le zone controllate da chi delinque, siano inaccessibili anche per le istituzioni locali: “Dovremmo fare un’opera di abbattimento, di cui molte hanno già il procedimento dalla procura della Repubblica di Velletri. Questa, perciò, è un’opera colossale" – ha dichiarato il Sindaco che ha poi aggiunto – "Noi non abbiamo né gli strumenti economici, né gli strumenti del personale” (riferito all’impossibilità dell’amministrazione locale di bloccare i danni ambientali e di abusivismo di ogni genere che persistono sul territorio da decenni, provocati da chi delinque – NDR).


Quanto dichiarato dal Sindaco di Ardea, trova riscontro anche nelle lamentele, evidentemente oggettive, espresse dalle stesse forze dell’ordine preposte al controllo nei comuni del litorale sud romano (Pomezia, Ardea, Anzio e Nettuno), le quali denunciano da anni la carenza di personale e di mezzi strumentali di cui necessiterebbero, per fornire un adeguato servizio di sicurezza alla collettività.



Siamo arrivati al punto che le parole non sono più sufficienti per contrastare lo stato di abbandono e la crescente opera delinquenziale di cui alcuni soggetti si macchiano quotidianamente. L’arroganza criminale di tali soggetti, che si beffeggiano delle leggi italiane, occupando, impropriamente, pezzo dopo pezzo il territorio, richiamano lo Stato a mettere in campo e subito, azioni concrete.


I Comuni non possono essere lasciati soli in una lotta al contrasto della criminalità ed assistere inermi alla sottrazione della legalità nelle loro aree per carenza di risorse strumentali, umane ed economiche. Se non si interviene in modo deciso, anche mandando l’esercito, se questo dovesse rendersi utile per “bonificare”, con gli strumenti che la nostra costituzione ci permette, le aree sottratte abusivamente alla collettività e non si mette fine alla continua deturpazione ambientale, Ardea rischia di intraprendere una vertiginosa discesa verso il basso, lasciando spazio a chi delinque, in modo che possa continuare ad agire indisturbato. E se questo avverrà, crediamo che con il passare del tempo, per una condizione sociale che non dovesse tendere ad evolversi in termini di qualità e vivibilità territoriali, nel comune rutulo, ci sarà un’inevitabile spopolamento, ovvero, il trasferimento da parte di tante brave famiglie, in altri luoghi più sicuri e salubri.

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