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DALL'MP3 ALL'IA: LA PIU' GRANDE ESPROPRIAZIONE DELLA CONOSCENZA E' IN CORSO E TUTTI STANNO GUARDARE

  • Immagine del redattore: Massimo Catalucci
    Massimo Catalucci
  • 23 minuti fa
  • Tempo di lettura: 4 min
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Cosa succede quando la tecnologia, invece di distribuire conoscenza, ne concentra il valore nelle mani di pochi? La battaglia per il diritto d'autore nell'era dell'intelligenza artificiale


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  • articolo di Simone Stoppioni


ARDEA - Lunedì, 9 dicembre 2025 - (NEWS & COMMUNITY - Look at the world - www.massimocatalucci.it) - C’era una volta, negli anni Novanta, un programma chiamato Napster. Permetteva a milioni di persone di scambiarsi musica gratuitamente, scatenando l’inferno: le major discografiche ingaggiarono una guerra legale senza quartiere in nome del diritto d’autore. E vinsero. Quella battaglia, per quanto dura, aveva confini chiari: c’erano degli utenti che scaricavano e delle aziende che producevano. La violazione era palese.

 

Poi arrivò Steve Jobs con la sua soluzione elegantemente capitalista: iTunes. Dimostrò che si poteva digitalizzare lo scambio, renderlo semplice e legale, riconoscendo – seppur in modo spesso contestato – un compenso a produttori e artisti. Il sistema trovò un nuovo, precario equilibrio. Il mondo imparò una lezione: la tecnologia può sconvolgere un mercato, ma alla fine si deve trovare un patto.

Oggi, nel 2025, siamo nel mezzo di uno sconvolgimento che rende l’era di Napster un semplice prologo. L’Intelligenza Artificiale generativa – ChatGPT, Gemini, Claude e decine di altre – non sta semplicemente condividendo contenuti. Li sta digerendo.

 

Queste piattaforme hanno operato un prelievo senza precedenti: hanno assimilato l’intero corpus della conoscenza umana disponibile in rete – articoli, saggi, ricette, codici software, recensioni, analisi politiche, opere d’ingegno – per addestrare i propri modelli linguistici. Il risultato, al di là del miracolo tecnologico, è un paradosso economico devastante: creare contenuti originali di qualità sul web non è più sostenibile.

 

Il meccanismo dello svuotamento

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l circolo virtuoso dell’era digitale pre-IA era semplice: crei contenuti interessanti → attiri traffico sul tuo sito → quel traffico genera ricavi (pubblicità, abbonamenti, visibilità) → reinvesti nella creazione. Oggi, l’utente non cerca più su Google per cliccare sul primo link. Chiede a un’IA. E l’IA sintetizza, risponde, rielabora, restituendo la sostanza di decine di articoli, frutto di settimane di lavoro, in un comodo paragrafo. Il sito sorgente scompare. Il traffico evapora. I ricavi collassano.

 

La remunerazione? Una pernacchia digitale.


Alla domanda cruciale – “come viene remunerato chi quel contenuto l’ha pensato, scritto e pubblicato?” – la risposta attuale è un’umiliazione. Nella migliore delle ipotesi, un link in fondo, citato tra decine di altre fonti, che nessuno clicca. Nella peggiore, il completo anonimato.

 

È un sistema che estrae valore intellettuale su scala industriale senza redistribuirlo, costruendo imperi commerciali stratosferici sulle spalle di un’intera classe di creatori, giornalisti, ricercatori, blogger.

Non è pirateria. È qualcosa di più sistemico e profondo: è l’espropriazione silenziosa del lavoro intellettuale della rete. La più grande violazione del diritto d’autore della storia, normalizzata e resa “innovazione” dal potere di pochi colossi tecnologici.

 

Qualcosa, finalmente, si muove.


Dopo anni di passività, la resistenza si organizza. Editori globali citano in giudizio le compagnie di IA. L’Unione Europea, con l’AI Act, prova a tracciare un quadro che imponga trasparenza e compensi. Alcuni gruppi si alleano per negoziare collettivamente. È il segnale che il modello attuale è insostenibile e ingiusto.

La speranza non è un ritorno al passato, ma la costruzione di un nuovo patto digitale. Un internet in cui il valore generato dall’IA venga equamente condiviso con l’ecosistema che la nutre. Questo richiederà una ridefinizione radicale delle regole: meccanismi di licensing, modelli di revenue sharing, un riconoscimento giuridico del diritto di autore nell’addestramento delle intelligenze artificiali.

La lezione di iTunes fu che una tecnologia disruptiva può essere governata. Oggi la posta in gioco è infinitamente più alta: non si tratta solo di una canzone, ma dell’intera linfa vitale della conoscenza in rete. Il futuro del web che conosciamo dipende dalla nostra capacità di riscrivere le regole, prima che chi quel web lo alimenta scompaia per sempre.

 

Fonti e Approfondimenti


  1. La battaglia di Napster e il modello iTunes:

●      The New Yorker, "The Day the Music Burned" - Un'analisi sull'impatto della digitalizzazione sulla musica.

●      BBC News, "Napster: The File-Sharing Service That Changed the Music Industry Forever" - Una retrospettiva sulla svolta epocale.

  1. L'addestramento delle IA e la questione del copyright:

●      The New York Times, "The Times Sues OpenAI and Microsoft Over A.I. Use of Copyrighted Work" (Dicembre 2023) - La causa simbolo dello scontro tra editori e creatori di IA.

●      Reuters, "OpenAI, Google, Microsoft and others agree to AI safeguards set by the White House" (Luglio 2024) - Sullo sviluppo di norme e autoregolamentazione.

●      Studio Accademico: "The Curse of Recursion: Training on Generated Data Collapses Models" - Sul rischio che le IA, nutrendosi dei propri output, degradino la qualità della conoscenza.

  1. L'impatto economico sul web e sul traffico dei siti:

●      Search Engine Journal, "Google SGE and the Future of Organic Traffic: A Data-Driven Forecast" (2024) - Analisi dati sull'impatto della Ricerca Generativa (IA) sul traffico organico dei siti web.

  1. La risposta legale e normativa (UE e USA):

●      Sito ufficiale del Parlamento Europeo, "EU AI Act: first regulation on artificial intelligence" - Il testo e le spiegazioni ufficiali del primo quadro normativo completo al mondo.

  1. Analisi e Prospettive sul Futuro:

●      The Economist, "Who owns the past in the age of AI?" - Un'approfondita analisi sul conflitto tra proprietà intellettuale e progresso tecnologico.

●      Benedict Evans, "Generative AI and intellectual property" - Una lettura chiara che spiega il paradosso legale ed economico al centro del dibattito.


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